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Kung Fu Wing Tiun

LA STORIA DEL WING TIUN

La storia del Wing Tiun si basa su un manoscritto originale del Grand Master Yip Man. Durante il governo K’angh­si della dinastia Ching, i seguaci dello Shaolin Kung Fu erano talmente famosi,  per la loro arte del combattimento, che il governo Ching se ne preoccupò a tal punto, da decidere di uccidere i monaci, estinguere la comunità religiosa e distruggere il monastero che si trovava sul monte Sung, nella provincia Honan della Cina centrale. Dopo una lunga e dura lotta, i monaci del monastero Shaolin opposero una resistenza così forte che il monastero ne rimase indenne. Chan Man Wai, candidato all’esame dei funzionari, voleva fare carriera nel governo e così organizzò una congiura con alcuni monaci del monastero, il più importante dei quali si chiamava Ma Ning Yee.  Quest’ultimo tradì i suoi compagni incendiando il monastero.  Durante l’incendio la maggior parte dei monaci e dei laici esperti di combattimento morirono.  Alcuni combattenti riuscirono però a salvarsi e tra questi i Cinque Anziani, capi dei cinque stili Shaolin:

  • la maestra buddista Ng Mui,
  • il maestro Chi Shin,
  • il maestro Pak Mei,
  • il maestro Fung To Tak
  • il maestro Miu Hin con i suoi discepoli, particolarmente Hung Hai, Kwun, Fong Sai Yuk e Luk Ah Choy.

Dopo la distruzione del monastero Shaolin,  i sopravvissuti si divise­ro per potersi salvare con più probabilità dalla persecuzione del governo dei Manciu.

Uno dei Cinque Anziani, il maestro Chi Shin, che era anche abate e che prima dell’incendio aveva avuto la maggior parte degli allievi, li convinse della necessità di dover combattere contro i Manciu. Per questo Chi Shin e i suoi allievi preferiti vennero ricercati con mandato di cattura. Chi Shin ordinò loro di disperdersi in tutto il paese per evitare di essere catturati. Egli stesso, per potersi salvare, assunse la falsa identità di cuoco rifugiandosi su una giunca rossa (la “giunca rossa” era la nave di trasporto delle troupe di teatro, normalmente dipinta di rosso e adornata di bandiere variopinte).

Altri maestri, come Miu Hin e sua figlia Miu Tsui, si nascosero a lungo presso le stirpi dei Miao e dei Yao, tra Szechwan e Yunnan. Più tardi vagabondarono per il paese ed arricchirono sempre di più le leggende cinesi. In Cina sono famose le storie “Fong Sai Yuk sfida i difensori di un torneo” e “Ng Mui uccide Lee Pa Shan sul paletto dei fiori di pruno”.

La monaca Ng Mui si rifugiò nel tempio della Gru Bianca, sul monte Tai Leung. Lì ebbe modo di dedicarsi indisturbata all’arte marziale e allo Zen. Per lungo tempo Ng Mui rifletté su come avrebbe potuto creare una nuova arte marziale, capace di offrire la possibilità, anche a persone fisicamente deboli, di sconfiggere esperti delle Arti Marziali classiche. La leggenda racconta che Ng Mui ebbe l’ispirazione decisiva osservando una lotta tra una gru e una volpe. La volpe girava intorno alla gru, nella speranza di poter sferrare un attacco mortale,  sul fianco non protetto di quest’ultima. La gru, però, si girava in continuazione in modo da mostrare alla vol­pe il suo petto. Ogni volta che la volpe si avvicina­va troppo, tentando di attaccarla con una zampa, la gru si difendeva con un’ala e, contemporaneamente, contrattaccava con il becco. Mentre quindi la gru si difendeva con l’ala e contrattaccava con il becco, la volpe astuta si avvaleva della velocità delle proprie gambe e degli attacchi a sorpresa. Non ha importanza come sia terminata questa lotta, Ng Mui sviluppò, grazie all’idea ricavata da quell’osservazione, un nuovo sistema di arti marziale. Le caratte­ristiche distintive più importanti del nuovo sistema di Ng Mui, rispetto al Kung Fu Shaolin, consistevano nei movimenti più semplici ed adattabili, nell’orientamento alla prassi e nell’impiego più economo della forza. Il sistema di Ng Mui aveva come scopo la sconfitta del nemico, non con la forza, bensì con il metodo. Sul monte Tai-Leung, Ng Mui conobbe un certo Yim Lee e sua figlia WingTsun, il cui nome significa “bella primavera”. Il sistema della monaca Ng Mui deve il suo nome melodioso a questa giovane ragazza. A quei tempi la monaca buddista Ng Mui viveva nel tempio della Gru Bianca, sul monte Tai Leung e, più volte al mese, era solita frequentare, per acquistare i viveri, il mercato del vicino villaggio, dove la giovane ragazza Yim WingTsun vendeva il tofu insieme a suo padre. I due erano fuggiti dalla loro terra natia, la provincia Guangdong, poiché sfortunatamente il padre era stato coinvolto in un problema giudiziario. Essendo stato allievo del monastero Shaolin, egli aveva appreso alcune tecniche di combattimento che impiegava, all’occorrenza, per ristabilire la giustizia dalle sue parti. Per questa ragione, cadde in tali difficoltà, che lo costrinsero ad abbandonare la sua terra e a rifugiarsi ai confini delle province Szechwan e Yunnan, sul monte Tal Leung. Yim Wing Tsun crebbe e divenne una ragazza bella ed intelligente, ma la sua bellezza ed affabilità sarebbero state anche la fonte di gravi problemi. Infatti in quel luogo viveva un noto attaccabrighe che si chiamava Wong, il quale cercava continuamente di provocare liti. Purtroppo gli abitanti del villaggio non sapevano difendersi da lui, visto che egli era un esperto di Kung Fu e che apparteneva ad una società segreta. Attratto dalla bellezza di Yim WingTsun, egli la chiese in sposa; WingTsun, però, era già stata promessa sin dall’infanzia ad un giovane di nome Leung Bok Chau, un mercante di Fuchia. Wong le mandò un messaggero, fissandole una scadenza e minacciandola di usare violenza nel caso in cui ella lo avesse respinto. Padre e figlia vivevano quindi nel timore per il loro futuro. Con l’andare del tempo Ng Mui era diventata cliente abituale di Yim Lee e spesso si intratteneva con i due. Un giorno, ella si rese conto che erano tormentati da grandi preoccupazioni. Yim Lee le raccontò ogni cosa e Ng Mui, che era dotata di spiccato senso della giustizia, decise di aiutare WingTsun.

Ella però non desiderava punire personalmente il malfattore, da un lato per non far scoprire la sua vera identità, e dall’altro perché un combatti­mento tra lei, la famosa maestra del monastero Shaolin ed uno sconosciuto picchiatore sarebbe stato considerato sleale ed inglorioso. Per questi motivi volle aiutare Yim WingTsun trasmettendole l’arte del combattimento. Dopo soli tre anni di lezione privata, la giovane ragazza padroneggiava perfettamente il metodo che le era stato mostrato. Dopo l’addestramento Ng Mui la mandò di nuovo nel tempio della Gru Bianca da suo padre. Non appena WingTsun fu ritornata al villaggio, fu molestata dal picchiatore Wong. Questa volta ella non scappò, ma lo sfidò in un duello. Il “rowdy” era sicuro della sua vittoria e già si rallegrava all’idea di aver finalmente conquistato la ragazza. Purtroppo per lui, però, aveva fatto male i calcoli poiché WingTsun lo sconfisse mettendolo k.o.. Dopo questa vittoria, WingTsun continuò ad esercitarsi nel combattimento e, allorché Ng Mui decise di proseguire il suo viaggio, fu esortata a trovare un degno successore e a istruire solo gli allievi giusti. Yim WingTsun sposò il suo fidanzato Leung Bok Chau e gli trasmise il metodo di combattimento che aveva appreso da Ng Mui. Leung Bok Chau, che prima di sposarsi aveva prati­cato il kung Fu, non ascoltava la moglie quando questa gli parlava della sua arte marziale, credendo che una donna fosse troppo debole per poter essere considerata una pericolosa rivale per un uomo. Una volta, pero, WingTsun ebbe finalmente l’opportunità di dargli una dimostrazione pratica della sua abilità, e da allora, ogni volta che combattevano insieme, essa riusciva a sconfiggere il marito.

 

LE RADICI FILOSOFICHE

Un antico detto Cinese afferma che all’ inizio dei tempi esistevano solo il Cielo e la Terra, vale a dire lo Yang e lo Yin, fra di essi comparve poi l’ Uomo, simbolo per eccellenza di un perfetto equilibrio fra Yin e Yang.

La triade Cielo – Uomo – Terra rappresenta simbolicamente una suddivisione riscontrabile in tutte le cose esistenti e costituisce uno dei grandi principi espressi dalla filosofia cinese: ogni cosa (un albero, un’ opera architettonica, un dipinto, un poema…) per essere in armonia con l’energia e le leggi dell’ universo, deve comprendere una parte corrispondente al Cielo (Yang), una corrispondente alla Terra (Yin) ed una terza, corrispondente all’ Uomo, che rappresenti un equilibrio intermedio fra le due polarità dell’ energia.

Tutto ciò che risponde a questi requisiti è in armonia con il Tao, la grande Legge dell’Universo, ed è destinato a durare nel tempo, recando benefici e svolgendo efficacemente la funzione per cui è stato creato.

Anche il Wing Tsun soddisfa questo principio dimostrandosi così un Sistema molto completo ed equilibrato.

Esso, infatti, si fonda su tre radici filosofiche che, lungi dall’ essere solo dei richiami astratti e teorici, ne influenzano concretamente la pratica:

  • Il Buddhismo, che insegna il corretto stato mentale che il praticante deve avere durante la pratica, combattimento o allenamento che sia, e che, pertanto, corrisponde al Cielo.
  • Il Taoismo, che insegna al Praticante il corretto uso del proprio corpo e della sua forza in accordo con i principi della cedevolezza e di armonia degli opposti e che corrisponde, naturalmente, alla Terra.
  • Il Confucianesimo, che, con i suoi principi, regola i rapporti umani, rituali e gerarchici tra Praticanti (considerati come appartenenti ad un’ unica, grande famiglia), nonché l’ atteggiamento ed il comportamento da tenere nei confronti di tutta l’umanità, che corrisponde, come è ovvio, all’ Uomo.

Queste tre radici sono tutte egualmente importanti ed irrinunciabili per un corretto apprendimento del Wing TIun ed il praticante deve curarle e svilupparle tutte senza penalizzarne alcuna, altrimenti il suo Wing Tsun sarà vacillante ed inaffidabile, come lo è un tavolino senza un piede.

E’ importante sottolineare che non si parla di una conoscenza di tipo intellettuale, teorica, ma di una concreta attuazione, nella pratica quotidiana e nelle reazioni da aggressione, dei principi espressi da queste dottrine.

In effetti, in Oriente la filosofia non è mai stata un’ attività puramente speculativa, da svolgere nel chiuso delle Accademie, ma un’ appassionante e viva ricerca interiore il cui scopo, squisitamente pratico, è sempre stato quello di condurre l’ individuo alla scoperta di un migliore di vivere.

Per capire bene quanto sia concreto e diretto il legame di questi insegnamenti con la pratica di una vera Arte Marziale, si pensi a quante possibilità di successo avrebbe, in uno scontro reale, un praticante dotato di ottima tecnica, di fluidi movimenti corporei e, al tempo stesso, potenti, ma che fosse paralizzato dalla paura o accecato dall’ira o, peggio ancora, occupato a formulare mentalmente strategie di attacco e difese complesse…Tutta la sua splendida tecnica rimarrebbe inespressa, imprigionata nel suo corpo dal suo stesso stato mentale.

Analoga rovina incontrerebbe anche colui che, pur in possesso di un ottimo controllo della propria mente (Cielo – Yang), fosse poi incapace di usare efficacemente il proprio corpo (Terra – Yin).

Il Cielo e la Terra non possono sussistere l’ uno senza l’ altro.

Lo sviluppo delle attitudini corrispondenti al livello Uomo non è meno importante: l’ efficacia, coltivata ed ottenuta senza la maturazione della giusta disposizione umana, è come una pistola carica in mano ad un bambino. Sarebbe solo un pericolo per tutti.

Un buon Insegnante di Wing Tiun dovrebbe quindi approfondire la conoscenza di queste dottrine in misura sufficiente a saper trasmettere ai propri Allievi i principi di una corretta pratica.

 

BUDDISMMO (Cielo – Yang)

Il Fondatore di questo sistema fu Siddharta Gautama, dettoBuddha, l’ Illuminato, un Principe nato nel VI Secolo A.C. in un piccolo Stato ai confini tra India e Nepal. Il suo insegnamento nasce dalla constatazione che la vita è dolore; il dolore è sempre generato dal desiderio (di essere e di avere) e può essere eliminato solo estinguendo quest’ ultimo. Per ottenere ciò, occorre conformare la propria vita ad otto regole (“Ottuplice Sentiero”), che sono:

  •  Corretta Comprensione (delle verità di cui sopra)
  • Corretta Intenzione (di percorrere questo sentiero)
  • Corretta Percezione (della propria situazione)
  • Corretto Sforzo (trovare sempre l’ energia necessaria a perseverare)
  • Corretto Parlare (amichevolmente e sinceramente)
  • Corretto Agire (fare ogni cosa nel modo migliore)
  • Corretto Vivere (in maniera onesta e dignitosa)
  • Corretta Meditazione (per immergersi nella verità)

Il Buddhismo insegna che tutti i beni terreni non sono permanenti e che quindi i nostri desideri sono sempre destinati ad essere, prima o poi, in misura maggiore o minore, insoddisfatti: da qui la sofferenza che caratterizza l’ esistenza umana. In vero, un attento esame delle cose rivela che ciò che noi chiamiamo realtà non è altro che un insieme continuamente cangiante, mutevole, di apparenze: una pura illusione.

La verità sta oltre e per raggiungerla è poco o per niente utile il pensiero razionale, lo studio, la riflessione propriamente detta. Essa va “colta” con un atto conoscitivo di natura intuitiva, una comprensione immediata che salta i labirinti e gli inganni della mente pensante, considerata essa stessa una fonte di errori e d’ ignoranza.

E’ questa la natura “dell’ Illuminazione” conseguita da Buddha e che ogni uomo saggio dovrebbe perseguire e raggiungere.

Sulla base di questi insegnamenti e di altri, pertinenti soprattutto il ciclo delle morti e delle rinascite (Samsara) in cui di fatto è imprigionato ogni essere vivente, si strutturarono nel corso dei secoli diverse correnti e scuole in seno al Buddhismo. Quella che, senza dubbio, ha direttamente influenzato lo sviluppo e la pratica delle Arti Marziali è il Buddhismo Ch’an (Zen in Giapponese).

Questa Scuola rifiuta gli aspetti devozionali e religiosi della pratica e nega ogni importanza al pensiero razionale esortando, invece, l’ individuo a scoprire tramite la meditazione le verità di tutte le cose e la propria stessa natura di Buddha.

Nello Zen il Maestro propone spesso al suo discepolo degli indovinelli assurdi e privi di soluzione (Kung ‘an o Koan) per fargli capire che il pensiero razionale è un ostacolo nel processo conoscitivo e che deve essere superato. Preoccupazioni, considerazioni logiche, strategie, progetti di vita, paure ed altre emozioni non fanno altro che impedirci di vedere la Verità che, invece, è presente sempre ed in ogni luogo. Meditando sul “qui” ed “ora”, estinguendo il flusso instancabile del pensiero, l’individuo può invece coglierla istintivamente, intuitivamente e pervenire all’ Illuminazione.

In tutti i testi di Arti Marziali viene quasi sempre citato lo strettissimo legame che esisterebbe fra queste discipline ed il Buddhismo Ch’an (Zen).  Alcuni Autori ed alcune Scuole moderne di Budo sono addirittura giunti a sostenere che lo Zen, vale a dire la ricerca dell’Illuminazione spirituale, sia il vero scopo della pratica e non lo sviluppo dell’ efficacia in combattimento. Chi dichiara di perseguire quest’ ultimo fine viene sovente emarginato e trattato come una persona che non ha capito niente e che ha saputo vedere solo gli aspetti più grossolani ed esteriori delle Arti Marziali…E’ vero il contrario.

L’unico fine di un’ Arte Marziale è mettere l’individuo in condizioni di sopravvivere in combattimento e quindi di prevalere sui propri avversari. E’ a questo scopo che tali discipline sono state create, studiate e perfezionate nel corso dei secoli in ogni parte del mondo.

Ma, stando così le cose, quale può mai essere il legame fra esse ed una dottrina così profondamente tollerante e pacifista come il Buddhismo? Tecniche elaborate per essere il più possibile distruttive e letali cosa possono avere in comune con un credo spirituale che pone al vertice dei valori morali il rispetto della vita e la non violenza?

A dispetto delle apparenti contraddizioni questi legami sono presenti, numerosi e profondi.

Nel Wing Tsun essi si riferiscono sia all’atteggiamento interiore che il Praticante deve possedere durante l’allenamento quotidiano e nel corso del suo lungo apprendistato, sia allo stato mentale che egli deve avere durante una reazione ad un’aggressione.

Lo studio del Wing Tsun inizia con la Siu Nim Tau; questa antica forma è proprio quella che mostra maggiormente l’ influenza del Buddhismo nel nostro Sistema. In esse l’ Allievo lentamente ed in totale concentrazione un solo movimento per volta. La sua mente non deve mai correre alla tecnica successiva, ma essere attenta solo a quella che il braccio sta eseguendo, senza nemmeno interrogarsi sul suo significato o sulla sua utilità pratica. Così facendo il Praticante si concentra sul “qui” ed “ora” e si libera di ogni genere di preoccupazione, presente, passata e futura.

Questa condizione mentale è l’ unica che, in una condizione di scontro reale, può consentire di applicare efficacemente quanto appreso.

Quando reagisce, infatti, l’ esperto di Wing Tsun non decide in anticipo i movimenti o le combinazioni che eseguirà: la sua tecnica è la conseguenza, attimo per attimo, dell’ azione del suo avversario. Per riuscire a fare ciò non solo il suo corpo, ma anche la sua mente deve conservare una propria “neutralità”, evitando di riempirsi di piani e di strategie arbitrarie e mantenendosi “vuota” per ricevere soltanto i messaggi sensoriali provenienti dalle parti del corpo in contatto con l’ avversario e contenenti le informazioni sulla direzione e l’ intensità delle forze aggressive.

Nel Wing Tiun si impara a svuotare la mente ed a vivere solo nell’ attimo presente pervenendo ad una condizione mentale di massima ricettività e libertà simile a quella dell’ artista nel momento in cui crea.

 

TAOISMO (Terra, Yin)

Il Taoismo nasce come un movimeto filosofico e solo in un secondo momento diventa una vera e propria religione, in vero allontanandosi alquanto dai propri contenuti originari. Parleremo solo del Taoismo come Filosofia. Il suo Fondatore viene considerato Lao Tzu (che significa “Maestro Lao”) che la tradizione fa vivere tra il VI ed il V Secolo A.C. rendendolo quindi contemporaneo di Confucio e collocandolo nel cosiddetto “ Periodo delle Primavere e degli Autunni” sotto la dinastia degli Zhou. A lui viene attribuito il “Tao Te Ching” (il Libro della Via e della Virtù) che contiene i principi fondamentali di questa dottrina.

Colpito dalla bellezza, dall’armonia e dalla spontanea perfezione della natura, Lao Tzu (a cui viene attribuita una vita ascetica e solitaria) ravvisò in essa l’ esistenza di un principio che è al tempo stesso trascendente ed immanente rispetto all’universo. Chiamò questo principio assoluto “Tao” che significa “Via – Regola”, perché esso è non solo la causa dell’ esistenza stessa di ogni cosa e la loro vera e profonda natura, ma anche l’origine delle leggi naturali che regolano armoniosamente l’ ordine cosmico.

“ Il Tao non fa nulla e tuttavia compie ogni cosa”, dice Lao Tzu nel Tao Te Ching, e l’uomo dovrebbe abbandonarsi al Tao assecondando la natura e non lottando contro di essa.

Natura corrisponde al termine cinese “ Tsu Jau” che, letteralmente, vuol dire “ciò che è spontaneo, ciò che avviene spontaneamente”. Per partecipare all’armonia universale l’ individuo dovrebbe conformarsi al corso naturale degli eventi, divenendo spontaneo ed evitando di agire in maniera forzata.

Questo è il principio del Wu Wei, cioè del “non agire”, concetto che spesso è stato interpretato dai lettori poco attenti come un’ esortazione alla rinuncia ed all’ apatia e che deve essere inteso nel senso di non agire in contrasto col divenire universale.

“ Le azioni forzate sono in disaccordo col Tao”, spiega infatti Lao Tzu, “e solo se ogni cosa viene lasciata andare secondo la sua strada naturale vi sarà armonia nell’ universo.

Un altro importante concetto di questa dottrina è quello riguardante la cosiddetta “ armonia degli opposti”. Agli occhi dei Taoisti, infatti, l’ intero divenire universale apparve sostenuto dall’equilibrata alternanza e coesistenza di coppie di contrari, come il giorno e la notte, il caldo ed il freddo, il movimento e l’immobilità…

Lao Tzu ed i suoi discepoli contemplavano ammirati la grandezza e l’armonia del Tao che si riflette nella natura e si identificavano con essa cercando sempre di assecondarla e di non alterarla con il proprio agire.

L’uomo deve quindi comprendere ed accettare l’ esistenza degli opposti perché è proprio nel giusto equilibrio fra tendenze opposte che si identificano il bene e l’ armonia.

Anche questo sistema di pensiero porta avanti quindi un ideale di moderazione, di ricerca del giusto mezzo, avvicinandosi in questo al pensiero di Confucio.

Se il Buddhismo, con il suo concetto di “vuoto”, influenza lo stato mentale (Cielo – Yang) che il praticante deve avere durante una colluttazione, il Taoismo, con i suoi principi di “non opposizione ed armonia dei contrari”, suggerisce quale deve essere il corretto uso del corpo e della forza (Terra – Yin) durante la lotta.

Il Tao Te Ching è molto chiaro in proposito; “la flessibilità e la cedevolezza vincono la dura forza”.

Nel reagire ad un’attacco l’esperto di Wing Tsun si muove direttamente e velocemente verso il proprio aggressore e, se non incontra resistenza, arriva senz’altro a colpirlo. Nel fare ciò egli è simile ad un corso d’acqua, che scende impetuoso a valle e che, se non incontra ostacoli, corre dritto fino al mare, sua meta finale.

Se lungo questo percorso le braccia del praticante vengono seriamente ostacolate dall’ aggressore, egli non tenterà di forzare il blocco con la forza (con il rischio di dover soccombere ad una forza più grande) ma userà la propria flessibilità per “lasciar passare” l’ energia che gli viene addosso e poter, subito dopo, colpire il bersaglio.

Questo modo di agire è una perfetta applicazione del principio taoista del Wu Wei e trova innumerevoli esempi in natura. Cedevolezza non significa subire, soccombere, lasciarsi schiacciare, ma semplicemente non agire in disaccordo con il divenire universale.

Il praticante di Wing Tiun non lotta contro la forza del suo avversario, ma si armonizza con essa, la usa a proprio vantaggio e la restituisce moltiplicata all’ aggressore. Egli riesce a fare questo applicando il principio Taoista dell’ armonia degli opposti: più è grande l’energia che lo pressa e più egli deve essere cedevole e mentre un lato del suo corpo “si svuota” elasticamente per lasciar passare l’ ondata di piena, l’ altro diviene contemporaneamente attivo e raggiunge il bersaglio. L’energia dell’aggressore è stata così usata al tempo stesso per difendersi e per colpire!

“Combatti contro il tuo avversario, non contro la sua forza”

 

CONFUCIANESIMO (Uomo – Equilibrio → Yin/Yang)

Gong Fu Zi (o Kung Fu Tzu), latinizzato in Confucius dai Gesuiti, nacque nel 551 A.C. nel principato di Lu e morì nel 479. Vissuto in un periodo di decadenza morale e di grave crisi politica egli rivolse il proprio pensiero soprattutto alla sfera sociale dell’ esistenza alla ricerca di quei valori che dovrebbero costituire il vero fondamento della convivenza umana. Il suo insegnamento influenzò e condizionò profondamente la cultura ed il costume del popolo cinese diffondendosi anche oltre i confini dell’ impero e coinvolgendo i popoli e le nazioni limitrofe.

La proverbiale cerimoniosità degli orientali è proprio un retaggio diretto dell’ insegnamento di Confucio che sottolineò l’ importanza , al fine di vivere delle giuste relazioni umane, di tutte le manifestazioni di educazione, cortesia e rispetto. Senza di queste la convivenza sarebbe sgradevole e brutale e la vicinanza degli altri esseri umani non sarebbe una fonte di gioia e di benessere, ma solo di problemi e conflitti.

Questi riti (Li), spiega Confucio, non devono però essere delle vuote formalità o, peggio ancora, delle espressioni di ipocrisia, bensì una manifestazione sincera di quella buona ed amorevole disposizione umana (Jen) che dovrebbe costituire l’atteggiamento interiore di ogni uomo verso i propri simili.

A Jen e Li, rispettivamente, come abbiamo visto, sensibilità umana e rit, fanno da naturale corollario altre due virtù umane: Hsiao, pietà filiale e I, onestà. E’ ovvio, infatti, che chi è sensibile e rispettoso verso tutta l’ umanità non può non esserlo in primo luogo verso la propria famiglia ed i propri anziani. E’ altrettanto ovvio che una persona che nutre dentro di sé tali sentimenti faccia ogni cosa nella vita con rettitudine ed onestà.

Il complesso rituale, fatto di inchini, saluti e manifestazioni di rispetto, che ancora oggi vive nelle scuole di Arti Marziali orientali deriva proprio dall’ insegnamento di Confucio.

Nel Wing Tsun esso è particolarmente sentito: i praticanti di WT, infatti, dal grado più basso a quello più alto, si considerano veramente appartenenti ad una grande famiglia e questo fornisce una particolare connotazione al rapporto che c’è fra di loro. Gli insegnanti, per esempio, non sono per gli allievi dei semplici allenatori, come avverrebbe in una struttura di stampo occidentale, ma membri più anziani della stessa famiglia.

Ciò significa che essi si impegneranno nell’ insegnamento con amore e dedizione, come farebbero nei confronti di fratelli più giovani o dei propri figli, cercando in ogni modo di aiutarli a superare le loro inevitabili difficoltà che l’ apprendimento comporta. Dal canto loro gli allievi si rivolgeranno ai loro insegnanti con la stessa fiducia e rispetto che riserverebbero a dei fratelli maggiori o ai loro padri. Da entrambe le parti, in ogni caso, il rapporto non deve mai essere vissuto sulla base di considerazioni basate sul danaro o le leggi di mercato.

Tutti i praticanti, infine, si considerano fratelli ed in virtù di questo dovrebbero evitare di entrare nella logica della competitività e della gelosia, ma essere sempre disposti a fornirsi aiuto e sostegno reciproco.E’ superfluo aggiungere che la stessa buona disposizione viene coltivata nei confronti di tutta l’umanità. In questo modo la pratica del Wing Tsun diventa una vera Scuola di Vita e di valori umani e non è mai una bieca esercitazione di abilità violente.